Il festival di Sanremo lo sì ama e lo sì odia. E’ più facile odiarlo, denigrarlo, dire che è una solfa inguardabile, ma è pur sempre una trasmissione televisiva che fa milioni di telespettatori.

Sanremo è un appuntamento storico, una delle poche certezze nella storia italiana. Che piaccia o non piaccia è sempre un argomento di discussione. E’ una delle cose più social della cultura italiana: un argomento virale che volente o nolente, tocca la tua vita in qualche modo.

Le canzoni, quasi sempre, passano in secondo piano. La bravura degli artisti, la profondità dei testi, le intuizioni musicali raramente lasciano un segno quando il sipario cala. Ci sono stati suicidi, farfalle, insulti e proteste a contornare il Festival negli ultimi anni, ma per gli appassionati di musica una delle domande più ripetute è: chi canta dal vivo sul palco dell’Ariston?

Nel corso degli anni la politica del festival nei confronti dell’utilizzo di basi musicali durante l’esibizione è cambiata notevolmente, ma è fuori discussione che permettere agli artisti di cantare in play back fa storcere un po’ il naso. E’ come se la Pellegrini facesse i 400 metri stile libero in barca a vela.

Il primo playback di Sanremo

La prima volta che un artista salì sul palco dell’Ariston utilizzando una base musicale registrata era il 1964. Bobby Solo partecipava alla competizione canora con “Una lacrima sul viso”, il brano scritto a quattro mani con Mogol.

La sera della finale il cantante fu colpito da un fortissimo mal di gola che ne metteva a rischio la partecipazione. Vincenzo Micocci, l’allora discografico di Bobby Solo, ebbe l’idea di far salire comunque sul palco dell’Ariston  il suo cantano e lo convinse a “mimare” il testo di “Una lacrima sul viso” mentre in sala veniva eseguita una registrazione.

Quell’anno Bobby Solo arrivò ultimo in classifica.

Gli anni 80

Gli anni 80 rappresentano da sempre gioia e dolori per la musica, soprattutto quella italiana. In questo decennio la linea artistica del Festival è chiara: si al playback in qualsivoglia misura. Non tutti gli artisti, però, apprezzano esibirsi per finta.

Vista spericolata: il finale senza Vasco

Nel 1983 Vasco Rossi partecipa al Festival di Sanremo con “Vita Spericolata”, un brano che farà la storia della musica italiana. Vasco non ama il play back ma la direzione artistica del Festival non ammette repliche, così si va in scena cantando su una base registrata. Per manifestare la sua avversione al play back Vasco abbandona il palco prima che la canzone finisca, lasciando andare la sua voce registrata senza nessuno davanti al microfono.

Quell’anno Vasco Rossi arrivò penultimo in classifica.

I Queen a Sanremo contro il playback

Al Festival di Sanremo del 1984 tra gli ospiti capeggiano i Queen, la rock band inglese che sui propri dischi ci tiene a scrivere “non utilizziamo sintetizzatori”, tanto per capire quanto ci tenessero a testimoniare la bontà delle loro opere.

Freddie Mercury e i suoi eseguono, in play back, Radio Gaga, ma non perdono occasione durante l’esibizione per mostrare che non stanno suonando dal vivo. Il cantante allontana spesso il microfono e i musicisti muovono le mani contro tempo per dissentire dalla scelta artistica.

Il Festival oggi

Alle ultime versioni del Festival di Sanremo, almeno ufficialmente, i cantanti si esibiscono rigorosamente dal vivo. Ma il popolo del web ha serie perplessità su diverse esibizioni degli ultimi anni. Cercando un po’ in rete sull’argomento, infatti, appare abbastanza evidente che diversi artisti hanno “aggiustato” le loro performance esibendosi con basi musicali registrate.

Perché Sanremo è Sanremo.